We Were Soldiers - Fino all'ultimo uomo 2002 400 paracadutisti americani. 4.000 soldati vietnamiti. 12.000 miglia lontano da casa. 1 uomo li condusse in battaglia.
Panoramica: Un soldato parte dopo aver salutato il figlio nella culla, nato il giorno prima. Il colonnello fa pregare i suoi cinque bambini a tavola. Prima della grande partenza saluta la moglie che dorme ed esce con passo spedito. Lei si sveglia, corre fuori in camicia da notte ma lui è già lontano.
Commento
lui è già lontano. Non si capisce come il regista che ha firmato Braveheart abbia collezionato tanti luoghi comuni. È indubbio che molti dei 138 minuti del film sono "sbagliati", faticano di retorica e di già visto. Strano, perché l'investimento è stato cospicuo. E strano che Gibson, che non sbaglia un colpo, abbia legittimato tutto questo. Siamo nel 1965, la storia è quella del colonnello Moore, paracadutista, eroe della Corea, al quale viene affidato il compito di aprire le ostilità col Vietnam. Gran parte del film riguarda la cruenta battaglia intorno a una collina, con rovesciamenti di fronte e tutta la violenza, il napalm e gli elicotteri che abbiamo visto nei vari film sul Vietnam, con in più la nuova tendenza-iperrealista-violenta alla Soldato Ryan, alla quale ormai nessun film di guerra può più sfuggire. Le perdite sono terribili ma il colonnello fa il suo dovere di eroe. Notata una Stowe, che fa la moglie eroina-a-suo-modo di Gibson, stereotipata e davvero troppo segnata dalla chirurgia. In virtù del lungo spettacolo di guerra, certo ben fatto, non ci sentiamo di penalizzare troppo. Mezza stella in più di quelle ufficiali.