Avalon 2001 Abbi il coraggio di entrare in un mondo di videogiochi del futuro.
Panoramica: In un futuro prossimo una gioventù totalmente disillusa si costruisce una realtà alternativa: un guerriero virtuale e illegale di nome Avalon, con riferimento all'isola leggendaria in cui riposano le anime degli eroi. I partecipanti al gioco ne diventano dipendenti al punto da ritrovarsi decerebrati come fossero vittime di una droga. Chi cede viene definito 'non-ritornato'. Ash è una ragazza che si guadagna da vivere passando in continuazione dal mondo reale a quello virtuale di Avalon. Un giorno scopre che un esperto del gioco, Murphy, è finito tra i 'non-ritornati' perché aveva cercato di entrare in un'area proibita del gioco.
Commento
Quarto esperimento in live action di un maestro dell'animazione giapponese, Avalon affronta il rapporto tra uomo e macchina per riflettere, invero, sull'attendibilità di ciò che abbiamo davanti agli occhi. Come in Ghost in the Shell, probabilmente il capolavoro di Mamoru Oshii, il discorso risulta di alto livello oltreché ben espresso attraverso uno stile di incontestabile impatto: l'utilizzo della musica, dei tagli delle inquadrature, delle accelerazioni o dei rallentamenti contribuiscono a disorientare e a sorprendere lo spettatore. Così come la stessa eliminazione dei colori in favore di una monocromia in alcuni momenti memore delle nuance di Stalker concorre alla creazione di una visione che assomiglia a poche altre, ad un mondo in cui il nuovo coabita con il vecchio, dietro o davanti a un simulacro indefinibile. Serio, inquieto e inquietante, con alcune sequenze e una parte finale di eccezionale forza visiva, Avalon è un fantascientifico: «permeato da preoccupazioni di carattere metafisico, prima tra tutte quella di finire vittima di allucinazioni perverse in un mondo di simulazioni perpetue, nella quale il reale è un lontano ricordo» (Matteo Bittanti, Cineforum 428). Il punto di vista di Oshii passa per precise scelte di messinscena quasi sempre in grado di approcciare, in maniera frontale, il tema principale del reale cancellato dalla simulazione video-ludica: da subito, Avalon cerca il vuoto e la lacuna, snellisce, lavora a togliere, perché lo spessore di un saggio non sia confuso con l'immediatezza di qualche appunto sparso (indicativa la sequenza della preparazione della cena per nulla propedeutica all'andamento della narrazione e per questo ancora più eccentricamente irreale). Ma proprio questa cifra, che si risolve nella volontà del regista di non concedersi e di non concedere, in certo modo, potrebbe essere anche la mancanza maggiore di un film non pienamente bilanciato nello sviluppo delle proprie premesse, troppo chiuso in se stesso e altero. Gli effetti digitali impiegati nella "smaterializzazione" dei corpi hanno una riuscita visiva che può lasciare interdetti. Tutti di nazionalità polacca, gli interpreti hanno le facce giuste.